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Attualmente digitando la sola voce “acupuncture” su qualificati motori di ricerca
quali Pubmed o Medline, si ottengono migliaia di risultati relativi a pubblicazioni scientifiche
sull’agopuntura utilizzata in vari ambiti.

L’agopuntura è conosciuta principalmente per le sue applicazioni in terapia antalgica (lombalgia, sindrome miofasciale, fibromialgia, dolori osteo-muscolo-tendinei, cefalee emicrania etc) ma è interessante notare che le evidenze più eclatanti circa la sua efficacia riguardano il trattamento di nausea e vomito, siano essi postchirurgici (PONV, postoperative nausea and vomiting) gravidici o in corso di chemioterapia.

Lungi dall’essere una terapia che risponde alle leggi della tuttologia, l’agopuntura trova applicazione in molteplici altre condizioni patologiche e disturbi funzionali: si veda per i particolari l’elenco sottotante.

L’agopuntura è a tutti gli effetti una riflessoterapia, nel senso che si basa sull’obiettivo di stimolare con uno particolare e specifico strumento, l’ago, il sistema sensoriale/percettivo del paziente, per ottenere grazie alla peculiarità dei punti selezionati e delle vie anatomiche interessate, una risposta riflessa in grado di influire sulla sintomatologia presentata innescando il cambiamento ricercato.

Non è quindi l’ago che cura
ma l’insieme degli adattamenti riflessi messi in campo dal corpo del paziente
con le sue vie anatomiche in risposta allo stimolo applicato.